TEATRO STUDIO MILA PIERALLI: Festival Avamposti dal 16 settembre

Teatro Studio Mila Pieralli
Via Gaetano Donizetti, 58
50018 Scandicci

Da giovedì 16 settembre a domenica 5 dicembre 2021 al Teatro Studio arriva SCENARI CONTEMPORANEI - AVAMPOSTI TEATROFESTIVAL 021 – EXTENDED EDITION a cura di Il Teatro delle Donne

PROGRAMMA

giovedì 16/venerdì 17 settembre ore 21.00
PADRE D'AMORE, PADRE DI FANGO
IL TEATRO DELLE DONNE / COMPAGNIA PIETRIBIASI - TEDESCHI

sabato 18 settembre ore 21.00
FARFALLE
ASSOCIAZIONE TEATRALE AUTORI VIVI / TEATRO ELFO PUCCINI-ERT

venerdì 24 settembre ore 19.00 - ore 21.00
MARIO E SALEH
SCENA VERTICALE

sabato 25/domenica 26 settembre ore 21.00
NON DOMANDARMI DI ME, MARTA MIA
Intorno al carteggio Luigi Pirandello-Marta Abba
NIDO DI RAGNO
domenica 26.09 ore 10.00 - 16.00 SEMINARIO DRAMMATURGICO con Katia Ippaso

martedì 28/mercoledì 29 settembre ore 21.00
CIRCEO: IL MASSACRO
IL TEATRO DELLE DONNE / IDIOT SAVANT

giovedì 7/venerdì 8/sabato 9/domenica 10 ottobre ore 21.00
FRAMMENTI CONIUGALI
Liberamente ispirato a Scene da un matrimonio di Ingmar Bergman
IL TEATRO DELLE DONNE

venerdì 16 ottobre ore 21.00
LOCKDOWN MEMORY
INSTABILI VAGANTI

giovedì 25/venerdì 26/sabato 27/domenica 28 novembre ore 21.00
LA DONNA FATTA A PEZZI 
dal racconto di Assia Djebar nella raccolta Nel cuore della notte algerina
IL TEATRO DELLE DONNE
GIORNATA INTERNAZIONALE CONTRO LA VIOLENZA ALLE DONNE

giovedì 2/venerdì 3/sabato 4/domenica 5 dicembre ore 21.00
DALLE STELLE
IL TEATRO DELLE DONNE / INTERCITY FESTIVAL

Teatro Studio Mila Pieralli
Via Donizetti 58 Scandicci

INFO: www.teatrodelledonne.com

BIGLIETTI
interi 14 € ridotti 12 € (over 60, under 25, Coop, Arci, Uisp, ATC)
ridotti 7 € residenti Scandicci
ridotti 5 € per gli iscritti ai corsi di formazione

PRENOTAZIONI
IL TEATRO DELLE DONNE presso TEATRO STUDIO MILA PIERALLI Via Donizetti, 58 - 50018 Scandicci (FI)
055 2776393 - teatro.donne@libero.it - facebook/ilteatrodelledonne | twitter/teatro_donne | instagram/teatrodelledonne
Prevendita: Negozi del Circuito BoxOffice Toscana e Ticketone, online su www.ticketone.it
CAUSA EMERGENZA COVID-19 I POSTI SONO LIMITATI – E’ CONSIGLIATA LA PRENOTAZIONE

 

PROGRAMMA DETTAGLIATO:

giovedì 16/venerdì 17 settembre ore 21.00
PADRE D'AMORE, PADRE DI FANGO
IL TEATRO DELLE DONNE / COMPAGNIA PIETRIBIASI - TEDESCHI 

di Cinzia Pietribiasi
musica e suoni Giorgia Pietribiasi
immagini Ayanta Noviello, Cinzia Pietribiasi
scene Giulia Drogo
voce narrante Michele Zaccaria
con CINZIA PIETRIBIASI
in collaborazione con NoveTeatro, con il sostegno di IntercettAzioni – Centro di Residenza Artistica della Lombardia, Selezione Visionari 2020-Kilowatt festival
NUOVA PRODUZIONE

Lo spettacolo racconta la storia di una relazione. Quella di una figlia con il proprio padre. Una storia vera che non viene raccontata ma piuttosto attraversata. Il luogo dove tutto accade è Schio, cittadina operaia in provincia di Vicenza. La piccola e industriosa città, che vede nascere e crescere grandi aziende tessili come la Lanerossi, negli anni ‘80 viene letteralmente sommersa dall’eroina, assistendo con indifferenza e paura all’annichilimento della generazione venti-trentenne dell’epoca.
Il padre, a cui fa riferimento il titolo dello spettacolo, è uno di quei tanti giovani che dall’impegno politico e la lotta operaia passano all’abuso di una sostanza che fa piazza pulita di tutti gli affetti e di tutte le passioni. Una sostanza che vince sempre, che si impone prepotentemente e mina tutti i rapporti familiari.
La figlia è la giovanissima testimone di un cambio epocale, quello del 1989. In quello stesso anno, il padre decide di cambiare vita, entrando in una comunità terapeutica e il mondo attorno cambia drasticamente. Si delinea un mondo pre e un mondo post.
La scrittura, dallo stile quasi cinematografico, procede per frammenti, immagini della memoria, odori degli ambienti abitati, eventi storici e copre un arco di tempo che va dal 1979 al 1992. La narrazione è scevra da giudizi e commenti e rispecchia il punto di vista della bambina, che lentamente, ma inesorabilmente, diventa consapevole di ciò che sta accadendo a suo padre. Attraverso l’occhio della webcam, gestita in tempo reale, il corpo, con i suoi segni e le sue cicatrici, diventa mappa di un percorso a ritroso nella memoria. Lo schermo restituisce una visione altra sia sul corpo che sulla cartina geografica, presente in scena, sulla quale si muovono dinosauri e paperelle ingigantiti e fuori scala. A completare la mappatura della memoria, un albero genealogico e un’installazione olfattiva che restituisce gli odori delle case abitate dai protagonisti.


sabato 18 settembre ore 21.00
FARFALLE
ASSOCIAZIONE TEATRALE AUTORI VIVI / TEATRO ELFO PUCCINI-ERT

testo e regia Emanuele Aldrovandi
scene e grafiche CMP design
costumi Costanza Maramotti
luci Vincent Longuemare
assistente alla regia Valeria Fornoni
con BRUNA ROSSI e GIORGIA SENESI
PRIMA REGIONALE

Una favola nera fra Milano, Palermo e New York. Un gioco divertente e crudele. Un legame che non può essere spezzato. Una madre suicida da lasciarsi alle spalle. Un padre assente che appare solo per creare problemi. Un matrimonio combinato “perché è una cosa vintage”. La lontananza. Le scoperte. Diventare adulte. Cambiare e non riconoscere più chi si ha di fronte. Due sorelle ormai lontane che raccontano la loro storia. Due donne che interpretano tutti i personaggi della loro vita.

Testo vincitore Premio Hystrio scritture di scena 2015 e del Mario Fratti Award 2016

“Per la tessitura drammaturgica di un testo capace di mantenere alta l’attenzione, ma anche di emozionare con barlumi di poesia. Per la bellezza di due personaggi femminili credibili, a tutto tondo, sapientemente tratteggiati con gusto contemporaneo. Ma anche per un realismo un po’ magico che lo trasforma in una curiosa favola nera dove i giochi sono crudeli e la bontà ambigua” (motivazione Premio Hystrio 2015)


venerdì 24 settembre ore 19.00 - ore 21.00
MARIO E SALEH
SCENA VERTICALE

testo e regia Saverio La Ruina
con SAVERIO LA RUINA E CHADLI ALOUI
PRIMA REGIONALE

All’indomani di un terremoto, in una delle tende allestite nei luoghi del sisma, si ritrovano Mario, un occidentale cristiano, e Saleh, un arabo musulmano. La relazione ravvicinata tra i due si evolve tra differenze e agnizioni. Eventi esterni e fatti concreti ribaltano le percezioni che hanno l’uno dell’altro. Le certezze che sembrano farsi strada si ridefiniscono continuamente alla luce di quanto accade tra di loro, sorprendendo loro per primi.
Più che addentrarsi in dispute religiose, lo spettacolo si concentra su fatti del quotidiano attraverso i quali misurare possibili conciliazioni e opposizioni. Oltre alle inevitabili differenze, che possono trovare pacificazione, irrompono avvenimenti dall’esterno che vanno a spezzare gli equilibri tra i due, ridefinendo via via le loro acquisizioni, in uno spiazzamento continuo delle loro certezze.
Incontrando musulmani, migranti e non, si aprono mondi dentro un mondo più grande dove tanti islam si inseguono, si differenziano e anche si oppongono fra di loro.
Un argomento che richiede un approccio delicato, dato che scalda gli animi con una virulenza che lascia interdetti e a volte impotenti.


sabato 25/domenica 26 settembre ore 21.00
NON DOMANDARMI DI ME, MARTA MIA
Intorno al carteggio Luigi Pirandello-Marta Abba
NIDO DI RAGNO

Di Katia Ippaso
regia Arturo Armone Caruso
musiche originali Maria Fausta
scene Francesco Ghisu
con ELENA ARVIGO
PRIMA REGIONALE

Il testo si situa in un preciso punto del tempo, il 10 dicembre del 1936, data della morte di Luigi Pirandello, e in un preciso punto dello spazio, New York, dove Marta Abba stava recitando al Plymouth Theatre di Broadway. Quella sera, dopo aver fatto al pubblico l’annuncio dell’improvvisa scomparsa di Pirandello alla fine dello spettacolo, Marta Abba si trova da sola nella sua camera di Manhattan, non molto distante dalla Fifth Avenue, di fronte alla cattedrale di St. Patrick. Legge l’ultima lettera che Pirandello le aveva scritto, solo sei giorni prima della sua morte, nella quale non accennava minimamente alla sua malattia. Nella calma allucinata di quella notte, dopo la rappresentazione, Marta si trova a dover fare i conti con il suo passato. L’attrice ha portato con sé le lettere che negli anni le ha scritto Pirandello dal 1926 al 1936 ma anche quelle che lei aveva indirizzato al suo Maestro. Le sparge sul letto e sul pavimento, vi si immerge, e rievoca così la loro storia, la storia di un rapporto elettivo, agli altri segreto e in una qualche forma incomprensibile, “un fatto d’esistenza”, annotava Pirandello in una lettera del ‘29. Rispetto al personaggio forte e risoluto del carteggio, emerge in Marta Abba, col favore delle tenebre, una nota di vulnerabilità, una maggiore solitudine di donna. L’irruzione improvvisa della morte, non può non influenzare l’interpretazione del passato, facendo vacillare le certezze e portando la protagonista a farsi delle domande che non si era mai fatta prima. E’ una notte di veglia, in cui si fa vivo non solo il fantasma di Pirandello ma vengono chiamate a raccolta anche le immagini fantasmate di tutte le eroine pirandelliane (dalla Tuda di “Diana e la Tuda” alla Donata Genzi di “Trovarsi”, fino alla contessa Ilse de “I Giganti della montagna”) che il grande scrittore aveva inventato per lei, per la sua Marta.  Katia Ippaso

domenica 26.09 ore 10.00 - 16.00 SEMINARIO DRAMMATURGICO con Katia Ippaso


martedì 28/mercoledì 29 settembre ore 21.00
CIRCEO: IL MASSACRO
IL TEATRO DELLE DONNE / IDIOT SAVANT

di Filippo Renda, Elisa Casseri
regia Filippo Renda
disegno luci Andrea Narese
aiuto regia Matteo Gatta
con MICHELE DI GIACOMO, ALICE SPISA, ARIANNA PRIMAVERA, LUCA MAMMOLI

In collaborazione con: Riccione Teatro, Associazione DIG, Rete degli archivi per non dimenticare, Corte Ospitale, Alchemico Tre

Il delitto del Circeo è uno dei crimini che più profondamente si sono impressi nelle coscienze degli italiani. Ancora oggi, chi nel 1975 era già nato e lo sente soltanto nominare, rabbrividisce e riporta alla memoria il turbamento di un intero paese di fronte a un evento così assurdo.
Ma è stato davvero un fatto assurdo?
Nel 1975 una ricerca giornalistica di Maria Adele Teodori ha stimato, solo in quell’anno, 11.000 casi di stupro in Italia, uno ogni 40 minuti. L’anno prima lo stesso Angelo Izzo (uno dei tre massacratori) era già stato accusato e condannato per aver rinchiuso in una villa e stuprato una ragazza di soli sedici anni.
Pier Paolo Pasolini, in una delle sue lettere luterane, pubblicata ne Il mondo un mese dopo i fatti del Circeo, tratteggia una società pervasa dalla violenza, dal sadismo, indipendentemente dall’appartenenza di classe. Non ci sono ambiti circoscritti, situazioni straordinarie, nelle quali la violenza si scatena, al contrario, la violenza è una presenza quotidiana, abituale sia tra i borgatari che tra i borghesi.
Con Circeo, il massacro desideriamo raccontare quella società e quelle tensioni che si riverberavano nella vita di tutti i giorni e che, con un gioco al rialzo, arrivarono a permettere che certi fatti straordinari accadessero.
Raccontare il massacro del Circeo per cercare di capire cos'è la violenza, ma senza mettere in scena quella specifica violenza né i suoi protagonisti: è stata questa la premessa che ha portato alla scrittura di un testo che, nonostante abbia le sue radici negli atti di uno dei processi giudiziari più famosi di questo paese, drammaturgicamente si muove intorno a un altro tipo di processo, quello di negazione. L'idea è che Donatella Colasanti per difendersi dalla morbosità, dalle domande, dal reiterarsi dei ricordi all'interno della sua testa, immagini una storia qualunque, quasi da fotoromanzo, di due giovani in una villa al mare, in vacanza, che discutono, scherzano, litigano, si amano. Quella è la scena principale: una storia qualunque, appunto, per raccontare come la violenza arrivi nella vita, nel corpo e nella testa di tutti noi, anche quando neghiamo a noi stessi che stia succedendo o che sia successo. E la violenza arriva, sottile, nutrendosi dei ricordi e dei particolari di quel massacro. Il punto centrale, nella scrittura di questo testo, è sempre stato non la violenza nella sua straordinarietà, quando si manifesta in eventi mostruosi come quello del Circeo, ma la sua normalizzazione all'interno del quotidiano, dove si mescola all'aria che respiriamo fino (quasi) a non farsi vedere più.


giovedì 7/venerdì 8/sabato 9/domenica 10 ottobre ore 21.00
FRAMMENTI CONIUGALI
Liberamente ispirato a Scene da un matrimonio di Ingmar Bergman
IL TEATRO DELLE DONNE

Drammaturgia e regia Gabriele Giaffreda
Assistente volontario Joe Manganas
Con GABRIELE GIAFFREDA e ELENA MIRANDA
ANTEPRIMA PRIMO STUDIO

Poteva forse esistere momento migliore di questa stretta attualità, anzi, proprio di questa attualità "ristretta" per riportare alla luce riflessioni così fondamentali sui rapporti umani e nello specifico quelli tra coniugi? Ancora una volta il teatro si fa motore vivo di questi interrogativi, specchio com'è da secoli di ciò che nella vita di tutti giorni, semplicemente, siamo.
Le chiusure forzate hanno portato la famiglia a ritrovarsi, le coppie a confrontarsi e, senza scappatoie fisiche e mentali, ad uscirne rafforzati, distrutti o pieni di interrogativi.
Frammenti coniugali, in questo primo studio drammaturgico, prova a mettere in atto la sua analisi nelle pieghe di un matrimonio come tanti, lasciandosi ispirare da una delle
principali opere realizzate sull’argomento, Scene da un matrimonio di Bergman, ma discostandosene, tentando di raccontare un'evoluzione diversa del rapporto coniugale, forse più contemporanea, sicuramente più “sporca", che non può prescindere dal concetto di perenne pericolosità di una storia d’amore. Perché l’amore è rischio, è sfida.
Sempre. Si parla di un amore terreno, reale, pur facendo i conti con i meccanismi meschini che il vivere quotidiano con il tempo inevitabilmente innesca. Certezze(apparenti) e rivoluzioni. Risate e lacrime. Piccole tempeste emotive singole ed egoiste
non solo di un marito e di una moglie, ma di un uomo e di una donna.


venerdì 16 ottobre ore 21.00
LOCKDOWN MEMORY
INSTABILI VAGANTI

drammaturgia originale Anna Dora Dorno e Nicola Pianzola
testi e citazioni Anna Dora Dorno, Nicola Pianzola, Arundhati Roy
Appello degli artisti iraniani agli USA, Meng Fan, Jesus Quintero, Ana Gabriela Pulido, Juliana Spinola, Cecilia Seaward
Regia Anna Dora Dorno
Performer in scena ANNA DORA DORNO e NICOLA PIANZOLA
Performer in video Sun Young Park - COREA DEL SUD, Juliana Spinola - BRASILE, Anurada Venkataram - INDIA, Cecilia Seaward - USA | SWEDEN, Jesus Quintero - USA | COLOMBIA, Ana Gabriela Pulido - MESSICO, Maham Suahil - PAKISTAN | SPAGNA, Jialan Cai e Yuwei Jiang - CINA, Danial Kheyrikhah - IRAN, Fatih Genckal – TURCHIA
PRIMA REGIONALE

Lo spettacolo vuole essere un esperimento utopico di condivisione artistica a livello globale, che nasce in risposta all’attuale crisi causata dalle restrizioni e dalle misure per contrastare la Pandemia. attraverso un innovativo metodo di lavoro capace di generare un nuovo linguaggio trans mediale che combina teatro, arti visive e audiovisive.
Lockdown memory è uno spettacolo che rientra a pieno nella categoria del teatro della realtà, capace di far dialogare i nuovi linguaggi multimediali con quelli della scena, in grado di raccontare la complessità di un progetto innovativo quale Beyond Borders, in cui teatro, video arte e film documentario si intrecciano attraverso una collaborazione a distanza con artisti da tutto il mondo. Appunti testuali, note visive, partiture fisiche e musicali, conversazioni in zoom e scene di vita quotidiana degli artisti coinvolti sono i frammenti drammaturgici in divenire che rimbalzano nelle pareti di una stanza asettica in cerca di un unico spiraglio, quella finestra virtuale aperta su un mondo, che ha dovuto marcare i propri confini, a causa delle misure imposte dal contenimento della pandemia. Dalle proprie scrivanie gli attori in scena curano anche la regia video, rivivendo i diversi momenti e le situazioni createsi durante il lockdown, tra Iper connessione e isolamento, dando voce alla delicata situazione sociale dei paesi degli artisti coinvolti: dalle proteste del movimento Black lives matter negli Stati Uniti alla rivolta sociale in Cile, dall’esodo di massa dalle megalopoli indiane al ritorno alla normalità, dopo la tragedia, nella città di Wuhan.


giovedì 25/venerdì 26/sabato 27/domenica 28 novembre ore 21.00
LA DONNA FATTA A PEZZI 
dal racconto di Assia Djebar nella raccolta Nel cuore della notte algerina
IL TEATRO DELLE DONNE

GIORNATA INTERNAZIONALE CONTRO LA VIOLENZA ALLE DONNE

testo e regia Filippo Renda
aiuto regia Martina Vianovi
con ANTONIO FAZZINI
collaborazione e patrocinio Casa Editrice Giunti e Istituto Francese di Firenze

La narrazione prende spunto dalla omonima novella delle Mille e una notte in cui Shahrazad, la mitica sultana, racconta la storia di una giovane donna senza nome che sarà uccisa dal marito ebbro di una gelosia innescata da un equivoco. Ma, nel più perfetto stile del fondamentale testo della letteratura araba, l'oggetto della narrazione diviene a sua volta voce narrante, in un susseguirsi di scatole cinesi, un dipanarsi articolato e avvincente di racconto nel racconto.
La storia inizia nella Baghdad del califfo Harun al-Rashid, città di spezie, di profumi, di raffinati e torbidi piaceri. In questa prima parte del racconto è il desiderio che sembra dominare: il desiderio della giovane sposa di mele dolci, succose croccanti; il desiderio del marito che, attraverso il dono dei prelibati frutti, otterrà l'amore della bella moglie; il desiderio del califfo di rivalsa, chissà per quale recondito e inconfessabile motivo, nei confronti del suo favorito, Jafar il bello...
E via, in un susseguirsi travolgente di storie, fino all'Algeria del 1994. Un'Algeria devastata dalla guerra civile, cantata da Assia Djebar nell'infinito lamento di Bianco d'Algeria (pubblicato in Italia nel 1998). Qui la giovane insegnante Atika verrà uccisa. Giustiziata, secondo i suoi assassini. La colpa? Avere insegnato in francese, lingua del colonialismo “storie oscene”, ovvero le Mille e una notte.
La vicenda di Atika trae spunto da una storia realmente accaduta ad Algeri, durante la guerra civile. Assia Djebar, attraverso la sua narrazione superba, travolgente, poetica, ci porta per mano dalla Baghdad del mito, pervasa di erotismo e di profumi, a un’Algeria dei giorni nostri dove, non solo l'ignoranza non riconosce il valore del testo per eccellenza emblematico del mondo islamico -le Mille e una notte-, ma addirittura tradisce “un hadith, una raccomandazione del Profeta, che recita: «Cerca il sapere, foss’anche in Cina!».”
Poco più di venti anni sono passati dalla scrittura del racconto La donna fatta a pezzi. Ma l'attualità profetica, vorremmo dire, del pensiero di Assia Djebar, la sua ricchezza, ci fornisce ancora oggi spunti per riflettere, per cercare di capire, per non arrenderci all'ignoranza che è madre di ogni intolleranza, di ogni violenza e matrigna della tolleranza e della civiltà.


giovedì 2/venerdì 3/sabato 4/domenica 5 dicembre ore 21.00
DALLE STELLE
IL TEATRO DELLE DONNE / INTERCITY FESTIVAL

di Silvia Calamai
regia di Fabio Mascagni
disegno luci Andrea Narese
con ANTONIO FAZZINI e ANNIBALE PAVONE

Due uomini in pigiama, di circa settant’anni, la comicità leggera e stralunata che permea i dialoghi tra i due personaggi beckettiani, intenti a condurre inesauribilmente un curioso dialogo seduti su una panchina. L’ironia è totale: l’Alzheimer, la malattia che impedisce di stabilire una connessione tra le cose e il loro nome e di portare a conclusione un ragionamento, è la condizione che libera il discorso. I due personaggi parlano di loro stessi e del mondo, in dialoghi serrati e battute più o meno taglienti. L’attesa delle donne che distribuiscono minestra, frutta, biscotti, aspirina, ravioli, formaggino, marmellata, sottilette, ciliegie, cioccolata fondente, cuscini più morbidi, rende umanissime le due lunari creature. 
Silvia Calamai

Abbiamo lavorato cercando di rispettare una scrittura asciutta, il ritmo stringente di grande efficacia teatrale. Zinni e Axxo intenti a condurre inesauribilmente un curioso dialogo circolare che, procedendo, inviluppa il mondo delle cose in una ragnatela di parole. L’Alzheimer, la malattia che impedisce di stabilire una connessione tra le cose e il loro nome e di portare a conclusione un ragionamento, è la condizione che libera il discorso dal suo compito gravoso e il mondo dalle briglie del discorso, restituendo forse ad entrambi autonomia e bellezza artistica.
Fabio Mascagni

Testo vincitore del Premio di Drammaturgia Don Chisciotte “Teatro & Scienza”, II edizione.
“La Giuria presieduta da Franco Quadri ha scelto il testo di Silvia Calamai per la scrittura asciutta, il ritmo stringente di grande efficacia teatrale, la comicità leggera e stralunata che permea i dialoghi tra i due personaggio beckettiani, Zinni e Axxo, intenti a condurre inesauribilmente un curioso dialogo circolare che, procedendo, inviluppa il mondo delle cose (macrocosmo e microcosmo) in una ragnatela di parole. Si tratta di parole che definiscono il mondo nel senso stretto, anzi strettissimo, della riduzione a serie nominabili. Il testo è parso alla Giuria una intelligente satira della volontà di possesso che a volte il linguaggio della Scienza, come anche quello della Filosofia, esprime.