La Fondazione Teatro della Toscana presenta la stagione 2018/2019 del Teatro Studio Mila Pieralli di Scandicci.
L'avvio della Stagione 2018/19 vede in scena IL BARONE RAMPANTE del Teatrodante Carlo Monni il 6 e il 7 ottobre 2018.
La stagione completa su www.teatrostudioscandicci.it
Info: 055 7351023 - teatrostudio@teatrodellatoscana.it
STAGIONE 2018/19
6 - 7 ottobre 2018 | PRIMA NAZIONALE
Teatrodante Carlo Monni in collaborazione con Fondazione Teatro della Toscana
IL BARONE RAMPANTE di Italo Calvino
con Chiara Francini, Andrea Bruno Savelli, Massimo Grigò, Amerigo Fontani, Manola Nifosì
a cura di Andrea Bruno Savelli
scene Michele Ricciarini
luci Alessandro Ruggiero
25 – 27 ottobre 2018
Compagnia Adarte e Fondazione Teatro della Toscana
MOVING STORIES festival di danza e letteratura 2018
direzione artistica Paola Vezzosi
direzione organizzativa Ilaria Baldo
direzione tecnica Luca Chelucci
segreteria Giada Volpi
foto Simone Falteri
compagnie ospiti Compagnia Arearea - Udine (Furioso – Studio su Orlando), Compagnia Artemis Danza / Monica Casadei - Parma (Heroes / TOSCA), Compagnia Simona Bucci - Firenze (Con-fine), Compagnia Adarte - Siena (Nata femmina)
10 -11 novembre 2018
Fondazione Teatro della Toscana, Leviedelfool
con il sostegno di NTC Nuovo Teatro delle Commedie di Livorno e ALDES
YORICK un amleto dal sottosuolo
drammaturgia e regia Simone Perinelli
aiuto regia Isabella Rotolo
musiche originali Massimiliano Setti
e al violoncello Luca Tilli
disegno luci e scene Fabio Giommarelli
tecnico del suono Marco Gorini
costumi Labàrt Design di Laura Bartelloni
foto e video Manuela Giusto
si ringrazia per la collaborazione artistica Roberta Nicolai
24 - 28 novembre 2018 | PRIMA NAZIONALE
Gogmagog
con il sostegno di Regione Toscana - Sistema Regionale per lo spettacolo, Città Metropolitana di Firenze, Fondazione Teatro della Toscana, Comune di Scandicci
residenze artistiche Giallomare Minimal Teatro e Teatro Moderno di Agliana
GIOVANNI PER CAMPARE DIGIUNAVA
con Cristina Abati
Carlo Salvador
Rossana Gay
Tommaso Taddei
progetto curato da Stefano De Martin
ideazione e drammaturgia Virginio Liberti
regia Tommaso Taddei
illustrazioni originali Marco Ferro
elaborazioni video Ines Cattabriga
disegno luci Antonella Colella
tecnici Antonella Colella, Francesco Margarolo
video finale Andrea Gallo
attori del fotoromanzo Irene Barbugli, Guido Rinaldi
voci recitanti Massimo Grigò, Teresa Fallai
attori in video Manuela Rodolao, Stefano De Martin
6 dicembre 2018
Fondazione TPE, Nordisk TeaterLaboratorium, Gitiesse Artisti Riuniti
in collaborazione con Centro Coreografico Korper
UNA GIORNATA QUALUNQUE DEL DANZATORE GREGORIO SAMSA
drammaturgia e regia Eugenio Barba, Lorenzo Gleijeses, Julia Varley
suono e luci Mirto Baliani
consulenza drammaturgica Chiara Lagani
spazio scenico Roberto Crea
gli oggetti coreografici di questo spettacolo sono frutto di una serie di incontri con il coreografo Michele Di Stefano
nell'ambito del progetto 58° Parallelo Nord
foto di scena Tommaso Le Pera
14 – 15 dicembre 2018
Fondazione Teatro della Toscana
NEL LABIRINTO. DISCORSO SUL MITO
di Vittorio Continelli
musiche originali Ares Tavolazzi
costumi Chiara Fontanella
luci ed elementi di scena Fabio Giommarelli
18 - 19 dicembre 2018
Pupi e Fresedde/Teatro di Rifredi, Il Giardino di Archimede
LA MATEMATICA IN CUCINA
con Samuele Picchi
Fabio Magnani
dall'omonimo libro di Enrico Giusti
elementi scenici Mirco Rocchi
riduzione e regia Angelo Savelli
19 - 20 Febbraio 2019
Pupi e Fresedde/Teatro di Rifredi
UNO, NESSUNO E CENTOMILA... PIRANDELLO
con Andrea Bruno Savelli
Francesco Franzosi
Nicola Pecci
Marzia Risaliti
conferenza / spettacolo di Angelo Savelli
5 - 7 Marzo 2019
MUM&GYPSY
con il sostegno di The Saison Foundation, Agency for Cultural Affairs, Arts Council Tokyo
IL MIO TEMPO
produzione Kana Hayashi
organizzazione Shiori Koga
tour manager Miwa Monden
performer Aya Ogiwara, Ayumi Narita, Satoshi Hasatani, Yuriko Kawasaki, Andrea Falcone, Giacomo Bogani, Sara Fallani, Camilla Bonacchi
direzione tecnica Susumu Kumaki
disegno luci Kaori Minami
suono Daisuke Hoshino
video Jitsuko Mesuda
costumi Takayuki Suzuki
testo e regia Takahiro Fujita
PROGRAMMI:
6 - 7 ottobre 2018 | PRIMA NAZIONALE
Teatrodante Carlo Monni in collaborazione con Fondazione Teatro della Toscana
IL BARONE RAMPANTE
con Chiara Francini
Andrea Bruno Savelli
Massimo Grigò
Amerigo Fontani
Manola Nifosì
di Italo Calvino
a cura di Andrea Bruno Savelli
scene Michele Ricciarini
luci Alessandro Ruggiero
Andrea Bruno Savelli dirige Chiara Francini ne Il barone rampante di Italo Calvino, con Massimo Grigò, Amerigo Fontani, Manola Nifosì e lo stesso Savelli.
L'iniziativa coglie le suggestioni e i tratti stilistici della poetica calviniana, che ci invita ad adempiere al dovere morale di "cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio." Una produzione Teatrodante Carlo Monni in collaborazione con Fondazione Teatro della Toscana.
La poetica di Italo Calvino risulta apparentemente semplice, ma nasconde un'intrinseca complessità: i suoi personaggi guardano al mondo con malinconia, con gli occhi disincantati di chi è consapevole della propria solitudine, alla ricerca perpetua di una risposta alle domande esistenziali che affliggono ogni uomo. Proprio per questo i racconti di Calvino ci invitano ad adempiere al dovere morale di "sfidare il labirinto senza arrendersi... occorre cercare e saper riconoscere chi e che cosa in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio". Calvino, grazie alle sue opere, ci indica i valori da salvare: bellezza, bontà, giustizia e libertà, nel tentativo di rinnovare il modo di vedere e dire le cose, valorizzando le nuove conoscenze acquisite e spingendoci fuori dai confini per noi rassicuranti, verso nuove realtà extrafamiliari, extraterrestri, insomma cosmiche. Egli cerca un nuovo stile, che renda immediata la comunicazione con il lettore, ma il suo tono narrativo caratteristico implica, insieme al realismo della descrizione analitica, una nota fantastica, quasi fiabesca, intessuta al tempo stesso di lirismo e di ironia. Calvino sentiva il bisogno di vedere le cose attraverso situazioni fantastiche, ma i suoi racconti si ispiravano alla realtà e sono per questo intrisi di tematiche civili e sociali sempre attualissime. La gravità dei problemi è addolcita dall'ironia malinconica che non esclude mai del tutto la speranza, cioè l'amore, "perché un atto d'amore", dice Calvino, "è forse l'unica forma di rapporto positivo che possiamo avere con gli altri".
25 – 27 ottobre 2018
Compagnia Adarte e Fondazione Teatro della Toscana
MOVING STORIES festival di danza e letteratura 2018
direzione artistica Paola Vezzosi
direzione organizzativa Ilaria Baldo
direzione tecnica Luca Chelucci
segreteria Giada Volpi
foto Simone Falteri
compagnie ospiti Compagnia Arearea - Udine (Furioso – Studio su Orlando), Compagnia Artemis Danza / Monica Casadei - Parma (Heroes / TOSCA), Compagnia Simona Bucci - Firenze (Con-fine), Compagnia Adarte - Siena (Nata femmina)
Moving Stories – Festival di danza e letteratura 2018 ha l'obiettivo di diffondere il linguaggio della danza nella sua valenza di mezzo comunicativo universale e di stimolare l'interesse e l'amore per la letteratura. Con tale scopo il Festival diretto da Paola Vezzosi, giunto alla III edizione, ha più appuntamenti: non solo gli spettacoli di Compagnia Arearea – Udine (Furioso – Studio su Orlando), Compagnia Artemis Danza / Monica Casadei – Parma (Heroes / TOSCA), Compagnia Simona Bucci – Firenze (Con-fine), Compagnia Adarte – Siena (Nata femmina), ma anche incontri di formazione del pubblico. Le coreografie sono ispirate a testi, autori o personaggi letterari, in una sorta di dialogo creativo tra letteratura e arte del movimento. La letteratura, infatti, viene qui associata non solo a un'elaborazione mentale e analitica, ma anche al corpo in movimento, con il risultato di ottenere una sintesi di esperienze e linguaggi. Il Festival dedica una matinée (26 ottobre) alle classi di scuole secondarie inferiori e superiori di Firenze, con l'obiettivo di offrire un'occasione di approfondimento. Le repliche serali (25 e 27 ottobre) saranno invece rivolte, con doppio programma, a un pubblico allargato.
Programma:
25 ottobre, ore 21 – 26 ottobre, ore 10
Furioso – Studio su Orlando Compagnia AREAREA (Udine)
di e con Luca Zampar
musiche originali Paki Zennaro
videoproiezioni Michele Innocente
produzione Arearea
con il sostegno di MIBACT – Dipartimento dello Spettacolo dal Vivo
Dentro un caos circolare dove tutto va e viene, appare un uomo. Ha le sembianze di un guerriero. Avanza stanco, sembra uscito da una tempesta. Odora di terra, di cani randagi, di ferro. Sembra cercare qualcuno, qualcosa. Nei suoi occhi un grande desiderio di pace. Luca Zampar incarna Orlando Furioso. Sulle tracce delle peripezie dell'antico eroe, trova l'uomo contemporaneo, le sue delusioni, le sue resistenze alla realtà. Si cala dentro la foresta, sale sulla Luna, scappa, attacca, medita e danza una storia tanto polverosa quanto attuale.
Che l'uomo il suo destino fugge di raro. Ariosto
Heroes / TOSCA Compagnia ARTEMIS DANZA / MONICA CASADEI (Parma)
coreografia, regia, luci, scene e costumi Monica Casadei
musica Giacomo Puccini
elaborazione musicale Luca Vianini
interpretato da Compagnia Artemis Danza
con il sostegno di MIBACT – Dipartimento dello Spettacolo dal Vivo
Heroes è l'esito di un intenso percorso di trasmissione, reinterpretazione e creazione collettiva che Monica Casadei ha condotto insieme ad alcuni fra i principali interpreti del progetto pluriennale "Corpo d'opera", dedicato alla rivisitazione del repertorio operistico attraverso il linguaggio della danza contemporanea. Tosca, con il libretto di Illica per la musica di Puccini, con i suoi forti accenti emotivi che si muovono tra gelosia, seduzione, ricatto, rassegnazione, è l'ispirazione per una performance che raccoglie pulsioni contrapposte e spinte centrifughe.
Per il progetto Anime di Artemis – il territorio in scena, la Compagnia Artemis Danza realizza un laboratorio intensivo e gratuito, rivolto alle scuole di danza del territorio, volto a far conoscere l'identità coreografica di Monica Casadei e di Artemis. I partecipanti apprendono la danza e sviluppano la conoscenza necessaria per prendere parte allo spettacolo attraverso inserimenti coreografici appositamente valutati e preparati.
Si ringrazia per la partecipazione la Scuola di danza Hamlyn di Firenze.
Con-fine Compagnia SIMONA BUCCI (Firenze)
coreografia Françoise Parlanti
interprete Françoise Parlanti
musiche originali Sadi Oortmood
disegno luci Gabriele Termine
produzione Compagnia Simona Bucci
con il sostegno di MIBACT– Dipartimento dello Spettacolo dal vivo e Regione Toscana
La coreografia, traendo spunto dal racconto Tutto in un punto dell'opera Le Cosmicomiche di Italo Calvino, si concentra sulla condizione di vita dei personaggi che vivono ignari dell'esistenza di uno spazio diverso da quello in cui si trovano. Il racconto inizia con queste parole: "Si capisce che si stava tutti li. E dove altrimenti? Che ci potesse essere lo spazio, nessuno ancora lo sapeva...Ogni punto di ognuno di noi coincideva con ogni punto di ognuno degli altri in un punto unico che era quello in cui stavamo tutti".CON-FINE è un "viaggio" spazio/temporale che parte da un luogo de-limitato, intimo e confortevole e lentamente si modifica, varca dei confini, entra in nuovi spazi, forse più ampi e vuoti per poi ritornare al punto di partenza. E' una continua ricerca del proprio "Dove". La musica originale di Sadi Oortomood esprime le immagini più evocative dell'infinito, lo spazio ignoto, cercando di dare un volume al suono. La musicista, ha lavorato con rumori di fondo ambientali ricercando le possibili espressioni infinite del suono riprodotto e interpolando delle varianti algoritmiche.
A seguire incontro col pubblico
27 ottobre, ore 21
Nata femmina Compagnia ADARTE
ideazione regia e coreografia Paola Vezzosi
creato con Eleonora Chiocchini, Isabella Giustina, Valeria Secchi
danzato da Isabella Giustina, Françoise Parlanti, Valeria Secchi
disegno luci Luca Chelucci
foto di scena e interventi visivi Simone Falteri
costumi Arts in progress di Romina Valentini
comunicazione e direzione organizzativa Ilaria Baldo
produzione ADARTE
col sostegno di MIBACT-Spettacolo dal vivo e Regione Toscana-Settore Spettacolo
residenze Cango/Centro di produzione sui linguaggi del corpo e della danza, (Firenze)
Comune di Firenze/Associazione Mus.e Le Murate. Progetti Arte Contemporanea
Versiliadanza – Teatro Cantiere Florida/Flow Residenze Creative (Firenze)
supporto alla ricerca documentale Centro nazionale di documentazione e analisi per l'infanzia e l'adolescenza dell'Istituto degli Innocenti di Firenze
Il sorriso delle donne si spezza ogni giorno, in ogni luogo, ad ogni età, milioni di volte sotto il peso di usi e costumi di popoli "in via di sviluppo" ma anche sotto il peso di desideri sacrificati, di indoli addomesticate, a favore di interessi omologanti e arroganti di popoli "emancipati". Ancora prima del femminicidio, della violenza domestica, delle spose bambine, si fa avanti la dimensione più ordinaria degli stereotipi, contro cui l'urlo non sa alzarsi altrettanto immediato. L'idea di una femminilità "consona" alla "natura" di donna, anche quando non mi limita, mi confonde, e non sempre la colpa è di qualcuno altro. Quelle piccole lotte quotidiane per un'uguaglianza di valore sono da condurre talvolta anche contro me stessa. Quel NO alle libertà violate, laddove pronunciabile, non si accontenti, mantenga la sua forza istintiva anche davanti ad una possibilità negata, perché di questa negazione si nutrono i delitti. Paola Vezzosi
A seguire incontro col pubblico
10 -11 novembre 2018
Fondazione Teatro della Toscana, Leviedelfool
con il sostegno di NTC Nuovo Teatro delle Commedie di Livorno e ALDES
YORICK un amleto dal sottosuolo
drammaturgia e regia Simone Perinelli
aiuto regia Isabella Rotolo
musiche originali Massimiliano Setti
e al violoncello Luca Tilli
disegno luci e scene Fabio Giommarelli
tecnico del suono Marco Gorini
costumi Labàrt Design di Laura Bartelloni
foto e video Manuela Giusto
si ringrazia per la collaborazione artistica Roberta Nicolai
Leviedelfool presentano il nuovo spettacolo nel Yorick – Un Amleto dal sottosuolo. Amleto, atto V, scena I. Scavando la fossa per Ofelia viene ritrovato il teschio che un tempo fu Yorick, il buffone di corte di re Amleto. Svegliato dal "lungo sonno", interpellato dal dramma, Yorick assiste dal sottosuolo al dramma che si svolge proprio sopra di lui e intanto ci racconta il sottosuolo, il non visibile, ciò che si nasconde alla ragione umana, ciò che di solito riemerge nei sogni. Una produzione Fondazione Teatro della Toscana e Leviedelfool, con il sostegno di NTC – Nuovo Teatro delle Commedie di Livorno e Aldes.
C'è una linea che divide il cervello in due emisferi. Una linea che separa il bene dal male, il sano dal malato, ciò che è consentito dire e ciò che è meglio tacere. C'è una linea che è confine e divide le onde del mare: una linea che è frontiera. C'è una linea che separa il presente dal ricordo e c'è un confine in ognuno di noi che separa l'abisso dell'irrazionale dalle fortezze costruite dalla ragione. C'è una linea che separa i vivi dai morti. Il sottosuolo di Yorick è uno spazio abitato dall'immaginazione, da un pensiero che è obliquo più che retto, da quei poeti definiti pazzi dall'altra versione dei fatti. Il sottosuolo si nutre dello scorrere eterno del dramma in superficie. Non è più il luogo della morte, ma quello della follia, dello sguardo sull'abisso. C'è una linea. Il tempo passa e i significati aldilà delle linee cambiano: quello che per un greco antico era un "invasato dal dio", per un medievale un "posseduto dal demonio", per la scienza psichiatrica diventa un "malato". Il tempo passa e i matti che una volta venivano allontanati via mare e affidati all'acqua, vengono rinchiusi. Il mare, metafora dell'instabile e dell'inquietante, diviene pozzanghera della terra e le sue onde divise in acque territoriali per delimitare anche sull'instabile le proprietà dell'uomo. L'inconscio, eterna creazione di forme, diviene landa deserta da conquistare e civilizzare e la follia, figura cosmica, trasformata in difetto della ragione. Così in questo orizzonte reso piatto e arido dalla psicoanalisi e dalla psichiatria con il loro vano tentativo di codificare l'anima attraverso un balbettìo di schemi, sintomi ed elenchi, ci sono ancora poche imbarcazioni che hanno l'ardire di salpare oltrepassando confini come se questi non esistessero realmente. Sono matti, poeti o semplicemente immigrati clandestini. Sono navi che trasportano anime pericolose perché a comandarle è una voce interiore che esce da un altoparlante di bordo. La voce di un teschio che si dice che un tempo fosse in grado di farci vedere dentro a quel fondo inesplorato e capace di scherzare su tutto, persino sulla morte.
24 - 28 novembre 2018 | PRIMA NAZIONALE
Gogmagog
con il sostegno di Regione Toscana - Sistema Regionale per lo spettacolo, Città Metropolitana di Firenze, Fondazione Teatro della Toscana, Comune di Scandicci
residenze artistiche Giallomare Minimal Teatro e Teatro Moderno di Agliana
GIOVANNI PER CAMPARE DIGIUNAVA
con Cristina Abati
Carlo Salvador
Rossana Gay
Tommaso Taddei
progetto curato da Stefano De Martin
ideazione e drammaturgia Virginio Liberti
regia Tommaso Taddei
illustrazioni originali Marco Ferro
elaborazioni video Ines Cattabriga
disegno luci Antonella Colella
tecnici Antonella Colella, Francesco Margarolo
video finale Andrea Gallo
attori del fotoromanzo Irene Barbugli, Guido Rinaldi
voci recitanti Massimo Grigò, Teresa Fallai
attori in video Manuela Rodolao, Stefano De Martin
Gogmagog presenta Giovanni per campare digiunava un progetto curato da Stefano De Martin, ideazione e drammaturgia Virginio Liberti, con Cristina Abati, Carlo Salvador, Rossana Gay, Tommaso Taddei. Lo spettacolo si alimenta degli esiti di un laboratorio lungo un anno con oltre 90 adolescenti di due istituti superiori di Scandicci. La scintilla scatenante è stata la lettura de Il digiunatore di Franz Kafka, nonché la conoscenza ravvicinata di uno dei più affermati digiunatori di fine '800, Giovanni Succi da Cesenatico, scomparso 100 anni fa a Scandicci.
Una produzione Gogmagog.
Nel 1922 fu dato alle stampe Ein Hungerkünstler scritto da Franz Kafka che, gravemente ammalato, morirà anoressico due anni dopo. Narra di un digiunatore di professione che, non trovando il cibo adatto a lui, si lascia morire nella gabbia in cui era stato rinchiuso per la sua esibizione. Il modello ispiratore potrebbe essere stato lo stravagante e internazionale Giovanni Succi. Incredibile è stata la vita di Succi che nello spettacolo prenderà la forma di una grafic novel agita dal vivo: utilizzando una tecnica narrativa nella quale il linguaggio della scena dialoga e si interseca con altre forme di espressione artistica fondendo il lavoro dell'attore con la narrazione a fumetti, con l'illustrazione animata, con frammenti di video e foto d'epoca e con la musica per rendere a pieno la magia, la meraviglia e lo stupore estetico propri degli spettacoli da baraccone dei primi del novecento. I manifesti che ne annunciavano le imprese, le fotografie e i filmati delle città in cui si esibiva, le musiche, le affabulazioni da imbonitore, le dichiarazioni altisonanti, le invettive e le lettere inviate a monarchi e scienziati si mescolano alle tavole realizzate appositamente per la scena che ripercorrono le gesta e le crisi, le sconfitte e le vittorie, i viaggi, gli affari, gli incontri e gli scontri, del grande Giovanni Succi. Il lavoro si snoda come uno straniante documentario fedele alla vita dell'artista e ai canoni estetici e rappresentativi del suo tempo, in modo da restituire tutta la carica di avventura, di epicità, di mistero e di meraviglia propri di quelle esperienze.
6 dicembre 2018
Fondazione TPE, Nordisk TeaterLaboratorium, Gitiesse Artisti Riuniti
in collaborazione con Centro Coreografico Korper
UNA GIORNATA QUALUNQUE DEL DANZATORE GREGORIO SAMSA
drammaturgia e regia Eugenio Barba, Lorenzo Gleijeses, Julia Varley
suono e luci Mirto Baliani
consulenza drammaturgica Chiara Lagani
spazio scenico Roberto Crea
gli oggetti coreografici di questo spettacolo sono frutto di una serie di incontri con il coreografo Michele Di Stefano
nell'ambito del progetto 58° Parallelo Nord
foto di scena Tommaso Le Pera
Lorenzo Gleijeses mette in scena la vicenda di un immaginario danzatore omonimo del protagonista de La Metamorfosi: Gregorio Samsa. Un progetto di creazione che mette in crisi il ruolo monocratico dell'artista demiurgo, procedendo per tappe che portano sopra di sé i "segni" evidenti dell'incontro stesso con particolari compagni di viaggio. Una produzione Fondazione TPE, Nordisk TeaterLaboratorium, Gitiesse Artisti Riuniti, in collaborazione con Centro Coreografico Korper.
Dalla primavera 2015 il progetto 58° Parallelo Nord ha riunito, in una sorta di cantiere teatrale aperto, Eugenio Barba e Julia Varley (Odin Teatret), Luigi De Angelis e Chiara Lagani (Fanny & Alexander), Michele Di Stefano e Biagio Caravano (mk), chiamati a intervenire attivamente in sessioni separate su alcuni materiali performativi proposti da Lorenzo Gleijeses e dal musicista Mirto Baliani. Da questa prima fase di esplorazione, hanno avuto origine due progetti produttivi autonomi, che vedono protagonista Gleijeses, accompagnato dalle musiche originali eseguite dal vivo da Mirto Baliani. Da un lato la performance Corcovado, diretta da Michele Di Stefano e Luigi De Angelis, con debutto previsto per la primavera 2019. Dall'altro, lo spettacolo teatrale, Una giornata qualunque del danzatore Gregorio Samsa, diretto da Eugenio Barba insieme a Julia Varley e allo stesso Gleijeses, eprodotto da Fondazione TPE, Nordisk Teaterlaboratorium e Gitiesse Artisti Riuniti. La fase di allestimento dello spettacolo avrà un ulteriore momento di apertura al pubblico in occasione del Napoli Teatro Festival Italia, a giugno 2018, quando verrà presentata Mente Collettiva: masterclass di Eugenio Barba, Lorenzo Gleijeses e Julia Varley, focalizzata sugli interventi concreti del Maestro nella fase finale del processo di prove. Lo spettacolo, dopo l'anteprima al Teatro Studio 'Mila Pieralli' di Scandicci debutterà in prima assoluta al Teatro Astra di Torino a gennaio 2019. In scena assistiamo alla vicenda di un immaginario danzatore omonimo del protagonista de La Metamorfosi: Gregorio Samsa. Lo osserviamo svolgere la sua routine quotidiana mentre interagisce con una tecnologia pervasiva che sembrerebbe fagocitare qualsiasi tentativo di relazione umana. Lo scopriamo prigioniero della continua ripetizione dei propri "materiali performativi" da memorizzare in vista di un imminente debutto. Gregorio è convinto che attraverso una ripetizione ossessiva delle sue partiture sia possibile arrivare ad un alto livello di precisione tecnica e di qualità interpretativa ma, di contro, il suo perfezionismo lo catapulta in un limbo in cui si erodono i confini tra reale e immaginario, lavoro e spazio intimo, tra teatro e vita quotidiana, mondo esterno einner space. Gregorio ripete le sue sequenze coreografiche, come un novello Sisifo, per una pulsione psicopatologica? Oppure è semplicemente mosso dal desiderio di spingere al massimo i risultati del suo lavoro? Dove è – se esiste – il confine tra voglia di migliorarsi e deriva ossessiva? Gregorio è inglobato in una "macrocoreografia panica" che continua a riprodurre permanentemente, come un ragno che non può evitare di tessere la propria tela. I movimenti che prova senza posa sono frutto di un lavoro di concezione minuzioso tale da acquisire un peso specifico, una ponderatezza, un equilibrio che le azioni della sua vita reale non riescono neanche lontanamente a intravedere. La sua ricerca artistica doppia la sua stessa vita, acquisisce una ricchezza labirintica a scapito di una quotidianità sempre più piatta, erosa da una monotonia indotta dalla sua ricerca maniacale.
14 – 15 dicembre 2018
Fondazione Teatro della Toscana
NEL LABIRINTO. DISCORSO SUL MITO
di Vittorio Continelli
musiche originali Ares Tavolazzi
costumi Chiara Fontanella
luci ed elementi di scena Fabio Giommarelli
Vittorio Continelli dirige e interpreta Nel Labirinto. Discorso sul mito, un racconto fatto di storie, storie antiche che ancora ci parlano attraverso simboli e nomi che conosciamo tutti: i nomi degli dèi e degli eroi di Grecia, i simboli della civiltà europea e mediterranea. Narrare storie è la ragione per cui si sale sul palco, ascoltare storie, guardare le immagini che evocano e riconoscersi in esse è quella per cui ci sediamo in platea. Una produzione Fondazione Teatro della Toscana.
Un dio, il più grande di tutti, assume la forma di toro per rapire una principessa mediorientale, la porta con sé da oriente a occidente, la rapisce su una spiaggia della Fenicia e la nasconde sull'isola di Creta, al centro del Mare Nostro. Lì i due si amano e dànno origine a una stirpe. Il dio è Zeus, la principessa si chiama Europa. Da questo primo furto d'amore nascono la civiltà cretese e minoica, poi quella ateniese, infine quella europea. Dall'amore del re degli dèi per una principessa orientale scaturisce la prima scintilla del pensiero occidentale. Dopo questi eventi verranno regni maestosi, altri amori, conflitti e invenzioni ardite come il Labirinto di Creta, all'interno del quale vivrà per molti anni Asterione, il Minotauro. In quel labirinto sta la cattiva coscienza di Minosse, re dell'isola, in quel labirinto abitano ancora oggi storie terribili e luminose. Nel Labirinto stanno l'ingegno e la violenza, l'amore e il coraggio. Nel labirinto si dipanano storie che ci appartengono sempre malgrado il tempo trascorso. Anche il mostro è destinato a venire sconfitto, verrà ucciso da un eroe, Teseo. L'eroe che porta nel nome il segno del dio che ha dato origine alla storia: Zeus, Teseus. Teseo libererà il continente che porta il nome di Europa dalla schiavitù che l'assoggetta a un'isola. Riuscirà grazie all'amore di Arianna per lui, grazie a un filo magico che gli permette di attraversare il dedalo e di compiere l'impresa. È l'origine di un nuovo mondo, il nostro. Storie legate tra loro eppure autonome, storie di partenze, di approdi e di cambiamento, come da migliaia di anni accade nel Mediterraneo. Le tiene insieme un attore che si muove nel racconto svolgendo e riannodando il filo che le collega a noi e al nostro immaginario. Storie che ci rammentano che la parola Europa arriva dall'estremità orientale del mare nostro, che Europa era una principessa dalla pelle scura, che le terre e le città sono approdo. Il mare è sempre stato strada praticata dagli uomini, dalle loro storie e dai loro dèi. E queste storie ci parlano ancora, ci accompagnano da migliaia di anni, ci portano per mano. Inconsapevolmente noi portiamo esse per mano ampliandone i confini, modificandole, servendocene come mappa o guida o entrambe le cose.
18 - 19 dicembre 2018
Pupi e Fresedde/Teatro di Rifredi, Il Giardino di Archimede
LA MATEMATICA IN CUCINA
con Samuele Picchi
Fabio Magnani
dall'omonimo libro di Enrico Giusti
elementi scenici Mirco Rocchi
riduzione e regia Angelo Savelli
Angelo Savelli dirige Samuele Picchi e Fabio Magnani ne La matematica in cucina dall'omonimo libro di Enrico Giusti. Lo spettacolo altro non è che un cabaret matematico-culinario. Come dire: Pitagora sul palco di Zelig. Una produzione Pupi e Fresedde/Teatro di Rifredi, Il Giardino di Archimede.
Un'opera curiosa dove la matematica si diverte ad apparire dove meno ci si aspetterebbe di trovarla: nella cucina di casa nostra. Perché, a guardar bene, anche in questo regno dei profumi e dei sapori, dietro al getto d'acqua del rubinetto o ad una patata da sbucciare, possono emergere insospettate alchimie matematiche, a volte tutt'altro che elementari. L'importante è sapersi porre delle domande. Così, durante la preparazione di un'insalata e di un piatto di spaghetti, ci si può chiedere perché il rollè cuoce più in fretta dell'arrosto e perché il getto d'acqua che esce dal rubinetto si restringe scendendo verso il basso. Ogni oggetto può diventare lo spunto per una scoperta matematica calata nella realtà, sfatando la leggenda di una disciplina evitata da molti perché troppo astratta. In una cucina così piena di sorprese, non stupirà che la trattazione della materia scientifica venga affidata non a degli esimi professori ma ad una scalcagnata coppia di comici da avanspettacolo: l'imbranato letterato Pinotto, che si ritiene un principe dei fornelli, e l'aiutante ma petulante matematico Gianni, costretti dalla loro condizione di scapoli a condividere due camere con cucina nei pressi dell'Università. Tratto dall'omonimo libro di Enrico Giusti, esimio professore di Storia delle Matematiche, e trasformato in spettacolo da Angelo Savelli, regista da diversi anni interessato ai rapporti tra Scienza e Teatro, La matematica in cucina, tutto ambientato tra pentole e fornelli, apriscatole e caffettiere, si propone come una gustosa ricetta scientifico/culinaria per tutti quelli che la matematica hanno sempre stentato a digerirla.
19 - 20 Febbraio 2019
Pupi e Fresedde/Teatro di Rifredi
UNO, NESSUNO E CENTOMILA... PIRANDELLO
con Andrea Bruno Savelli
Francesco Franzosi
Nicola Pecci
Marzia Risaliti
conferenza / spettacolo di Angelo Savelli
Angelo Savelli dirige Andrea Bruno Savelli, Francesco Franzosi, Nicola Pecci e Marzia Risaliti nella conferenza/spettacolo Uno, nessuno e centomila... Pirandello. Si affronta la teoria dell'umorismo di Luigi Pirandello – elaborata in un suo celebre saggio e incarnata in quasi tutte le sue opere – inserendola nel più generale contesto culturale europeo dell'inizio del nostro secolo, nel quale l'umorismo diventa un grimaldello per leggere una realtà completamente rivoluzionata nelle sue fondamenta. Una produzione Pupi e Fresedde/Teatro di Rifredi.
Dopo Darwin, Freud, Marx, Einstein tutte le certezze diventano relative. L'individuo entra in crisi nel suo rapporto con la realtà oggettiva e con i valori che tradizionalmente avevano garantito la sua unità e integrità psicologica, trasformandosi da eroe romantico in individuo problematico. Nella letteratura Kafka, Proust, Beckett, Joyce testimoniano questa frantumazione non solo della personalità interiore ma anche del tempo, dello spazio e del senso. L'umorismo che, come il cubismo, inserisce schizofrenicamente più punti di vista contemporanei sullo stesso oggetto, sembra allora diventare uno dei pochi modi possibili per raccontare l'uomo contemporaneo: "l'uomo senza qualità", "il borghese piccolo piccolo", "l'idiota", "lo straniero", il cinico brillante che si barcamena pateticamente tra vita e pensiero. Dopo un sintetico, ma esaustivo e illuminante exursus biografico e artistico, la conferenza/spettacolo, utilizzando lo strumento tipicamente pirandelliano del metateatro, mette in scena una sintesi dell'ultimo grande romanzo di Pirandello del 1926: Uno, nessuno e centomila, la comica tragedia di un uomo qualunque che una mattina guardandosi allo specchio scopre di avere il naso storto e finisce al manicomio. Nel percorso verso questa rappresentazione s'inseriscono organicamente, e in maniera piana e piacevole, le riflessioni sull'umorismo, brani di novelle e spettacoli pirandelliani (La patente), spezzoni di futurismo e varietà, citazioni di autori contemporanei e personaggi vari in cerca d'autore.
5 - 7 Marzo 2019
MUM&GYPSY
con il sostegno di The Saison Foundation, Agency for Cultural Affairs, Arts Council Tokyo
IL MIO TEMPO
produzione Kana Hayashi
organizzazione Shiori Koga
tour manager Miwa Monden
performer Aya Ogiwara, Ayumi Narita, Satoshi Hasatani, Yuriko Kawasaki, Andrea Falcone, Giacomo Bogani, Sara Fallani, Camilla Bonacchi
direzione tecnica Susumu Kumaki
disegno luci Kaori Minami
suono Daisuke Hoshino
video Jitsuko Mesuda
costumi Takayuki Suzuki
testo e regia Takahiro Fujita
Mum&gypsy, la compagnia teatrale fondata nel 2007 da Takahiro Fujita, uno dei più brillanti e prolifici registi del teatro contemporaneo giapponese e della nuova generazione di registi e drammaturghi, propone Il mio tempo con Aya Ogiwara, Ayumi Narita, Satoshi Hasatani, Yuriko Kawasaki, Andrea Falcone, Giacomo Bogani, Sara Fallani, Camilla Bonacchi. Una produzione mum&gypsy, in collaborazione con Fondazione Fabbrica Europa, con il sostegno di The Saison Foundation, Agency for Cultural Affairs, Arts Council Tokyo&gypsy.
Il mio tempo è ambientato in un hotel di periferia dove si mescolano diverse lingue e dove ogni giorno ci sono persone che arrivano e che partono. Le storie degli ospiti e dei clienti si intrecciano sulla scena. Dove si trova questo hotel? In quale anno si svolge la storia? Non lo sappiamo. Questo è l'hotel per chi è in cerca del proprio tempo. La prima fase del lavoro, Il mio tempo. Different Shape, è stata prodotta dalla Fondazione Teatro della Toscana in collaborazione con Fondazione Fabbrica Europa e presentata al Teatro Era di Pontedera nel 2015. In seguito, il regista Takahiro Fujita ha riunito quattro membri del cast più consolidato delle sue produzioni precedenti e i quattro attori italiani per sviluppare il lavoro in due residenze presso il Sainokuni Saitama Art Theater di Tokyo dove lo spettacolo ha debuttato nel 2017. Come nelle sue produzioni precedenti, il regista giapponese non è partito da un testo precostituito ma lo ha costruito giorno dopo giorno attraverso vere e proprie interviste agli attori, accompagnandoli a dettagliare e ricostruire ricordi d'infanzia, suggestioni e esperienze. Questi ricordi sono stati poi elaborati e spogliati da riferimenti autobiografici, mixati e montati insieme fino a ottenere quello che lo spettatore vedrà poi nella performance. Il mio tempo è stata un'opportunità per gli attori italiani e per quelli giapponesi di trovare una nuova modalità di comunicazione sulla scena, andando oltre quelli che sono i limiti linguistici e le differenze culturali. Mum&gypsy è una compagnia teatrale fondata nel 2007 da Takahiro Fujita, uno dei più brillanti e prolifici registi del teatro contemporaneo giapponese e della nuova generazione di registi e drammaturghi venuta alla ribalta dopo il 2000, influenzata dalle ricerche del maestro Oriza Hirata. Partendo dalle teorie del maestro, Fujita ha maturato un suo personale stile drammaturgico basato su linee narrative che si sviluppano in parallelo attraverso un complesso intreccio di scene, ripetute come una sorta di refrain e presentate dalle prospettive dei diversi personaggi. Le scene sono mostrate al pubblico con una sequenza che ricorda un montaggio cinematografico, dove le linee temporali s'intrecciano, tra flashback e anticipazioni, mostrando i ricordi dei protagonisti e il loro universo interiore. Nel 2011, all'età di 26 anni, Fujita ha vinto il 56° Kishida Drama Award con la trilogia The Signs to Return, Awaiting Dining Table, There, It is, The World to Throw Salt on. La compagnia collabora con numerosi artisti giapponesi quali: Kan Sano (pianista), Takayuki Suzuki (stilista), Takashi Honma (fotografo) e Tatsuhisa Yamamoto (batterista), Yoshio Otani (musicista), Norimizu Ameya (regista), Machiko Kyo (illustratore), Hiroshi Homura (poeta) e Naoko Nakui (book designer). Nel 2016 Fujita scrive il testo Nina's Cotton per il regista teatrale Yukio Ninagawa. I lavori di mum&gypsy sono stati ospitati in prestigiose strutture e festival in Giappone e all'estero: Tokyo Metropolitan Theatre, Kyoto Experiment, Beijing Fringe Theater Festival (Cina), Fabbrica Europa (Firenze), GAM-Centro Gabriela Mistral (Cile), MESS International Theatre Festival Sarajevo (Bosnia), 24Hz Festival (Germania), Toyohashi Arts Theatre, Yamaguchi Center for Arts, ricca ricca*festa International Festival. In italiano e giapponese con sottotitoli